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N° 42

 

GIOCHI PERICOLOSI

 

(PARTE QUINTA)

 

           

ERANO TUTTI MIEI FIGLI[1]

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Ci sono giorni che nascono storti e per Tony Stark e Michael O’Brien è uno di quei giorni.

            Prendiamo Mike O’Brien, ex poliziotto, ex agente federale, attualmente capo della sicurezza della Stark Tower ed occasionalmente uno di coloro che compiono azioni eroiche nei panni del supereroe in armatura chiamato Iron Man. Ha sicuramente avuto altre giornate storte nella sua vita, ma raramente così ravvicinate. Prima è stato quasi ucciso dal figlio del Mandarino ed ora si sta facendo pestare per ben dai marchingegni di una che dello stesso Mandarino dice di essere figlia adottiva. Beh, è ora di finirla, pensa, è ora di passare al contrattacco. Anche se ha perso i contatti con Tony Stark, è ancora in grado di cavarsela da solo, come ha fatto per buona parte della sua vita. Sconfiggerà quell’esaltata che porta il nome assurdo di Madama Macabra e poi penserà a quel che è successo a Tony. Non avrebbe interrotto il contatto se non fosse stato costretto, ne è sicuro.

            Tony Stark non avrebbe difficoltà a confermare i timori di Mike… se potesse parlargli. In questo momento, però, è completamente paralizzato: il suo sistema nervoso non risponde, è come se si fosse spento. Solo il cuore ed il sistema respiratorio continuano il loro lavoro, ma è come se il resto del suo corpo fosse morto. Non può far nulla per impedire a braccia robuste di sollevarlo dal letto della sua suite in un lussuoso hotel di Hong Kong. Viene fatto uscire discretamente e portato su un veicolo che parte per destinazione ignota.

È opera del Mandarino: non sa come ha fatto, ma non può essere altrimenti. Non ha voluto ucciderlo: si diverte di più così ed ora lo ha nelle sue mani più impotente che mai.

 

            A mezzo mondo di distanza, a New York, Pepper Potts viene scossa da un brivido mentre lavora nel suo ufficio di Presidente della Stark Solutions alla Stark Tower. Il suo pensiero corre a Tony Stark, il che non è insolito per lei. Sono molti anni ormai, forse troppi, che Tony è parte della sua vita e talvolta vorrebbe che non fosse così, altre invece… meglio non pensarci. Per un attimo ha avuto il presentimento che Tony sia nei guai, ma neanche questa è una cosa nuova. D’altra parte, è andato a Hong Kong per dare la caccia al Mandarino, è ovvio che abbia trovato guai ad attenderlo.

            Pepper cerca di scacciare il pensiero molesto ma non ci riesce.

 

 

2.

 

 

            Nelle strade di Hong Kong regna il caos: carri armati che appaiono dal nulla sparando cannonate verso un bersaglio color rosso ed oro, ma sembrano sparire quando Iron Man si fa troppo vicino. Palline da ping pong che ingigantiscono e rotolano travolgendo tutto quello che incontrano sul loro cammino ed altre amenità del genere.

            Mike O’Brien le evita e quando non può fare altrimenti le abbatte a colpi di repulsori. Ricorda benissimo cosa gli ha detto Tony prima che la trasmissione s’interrompesse: solo bloccando Madama Macabra potrà fermare i suoi mortali giocattoli. Deve provarci.

Gli sembra di stare facendo un mortale slalom scansando micidiali proiettili. Nessuno di loro da solo può veramente penetrare la sua sofisticata corazza, ma tutti insieme possono davvero fargli male, senza contare i danni alla città ed ai suoi abitanti.

Un colpo di cannone lo raggiunge e gli fa perdere l’equilibrio. Subito dopo un gruppetto di palline giganti esplode a grappolo su di lui. Iron Man precipita e non si muove più. Un silenzio irreale grava sulla piazza antistante al palazzo della Temujin Enterprises. Madama Macabra si avvicina al nemico caduto.

-Ce l’ho fatta padre, l’ho sconfitto.- esclama.

<<Attenta, ragazza.>> la voce del mandarino eccheggia nell’auricolare della ragazza <<Coloro che vestono l’armatura di Iron Man sono sempre difficile da sconfiggere.>>

-Sciocchezze io…-

<<Dovresti dar retta al paparino, ragazza mia.>>

            Iron Man si alza di scatto afferrando i polsi di Madama Macabra

<<Non credevo che saresti caduta così facilmente in un trucco così vecchio, ma meglio così.>> con un rapido gesto Mike strappa la parrucca della donna. <<Non avresti dovuto usare il tuo vecchio trucco. Ora come la mettiamo?>>

         La voce del Mandarino risuona direttamente nell’elmetto di Iron Man.

<<Le consiglio di non fare niente Mr. O’Brien o non rivedrà vivo il suo datore di lavoro.>>

<<Non dire sciocchezze. Lo ucciderai comunque e lo sappiamo tutti e due.>>

-Ma come morirà può essere importante e poi… non vuoi una chance di salvarlo?-

            Mike non fa fatica ad immaginare il suo sorriso sinistro mentre parla.

<<Ti ascolto.>>

 

         Chi la conosce farebbe fatica a credere che Justine Hammer sia nervosa, eppure è esattamente così che si sente mentre attende all’uscita di uno dei terminal dell’aeroporto J.F.K. di New York da cui, dopo pochi attimi, ecco uscire una ragazza che dimostra a malapena 18 anni, capelli neri ed una somiglianza evidente con lei.

-Ma guarda se non è la cara mammina in persona.- esclama la ragazza –Non me lo sarei aspettata da te.-

-Anch’io sono felice di rivederti Sasha.- replica freddamente Justine.

-Si ci scommetto. Sei davvero contenta che sia riuscita a farmi espellere da un’altra scuola. Ti hanno già riferito perché?-

-Sali in auto.- ribatte brusca Justine dopo averla presa per un braccio e spingendola praticamente in una vicina limousine –Ne parleremo a casa.-

-Non vedo l’ora.- risponde la giovane Sasha con un sogghigno –A proposito: come sta il caro nonnino?-

Justine si siede accanto a lui senza rispondere.

 

            A bordo dell’Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. Maya Hansen comincia a sudare freddo.

-Il suo complice Dottor Aldrich si è suicidato.- la sta informando Clay Quartermain –Nei vostri laboratori abbiamo trovato abbastanza prove per stabilire senza ombra di dubbio che i nanorobot che stavate progettando e costruendo sono gli stessi che ha usato il Mandarino per uccidere migliaia di persone innocenti in mezzo mondo. Lei sarà accusata di terrorismo internazionale e crimini contro l’umanità. Resta solo da decidere se consegnarla ad uno dei governi dei paesi attaccati o portarla di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia. In ogni caso per lei è finita. Forse con una piena confessione i giudici saranno clementi con lei.-

            Maya china il capo.

-Non credo di avere molta scelta. Vi dirò tutto quello che volete sapere, tanto ormai non ha più importanza.-

-Per  la cronaca. Rinuncia ad avere un avvocato?-

-Ma si: a questo punto nulla può cambiare le cose. Avevo investito tutto nella Futurepharm, ma non ero brava come manager quanto lo ero come scienziata, pare. Eravamo sull’orlo del fallimento quando si presentò quel tizio con l’offerta d’acquisto. Sembrava un ottimo affare: avremmo avuto i fondi per continuare le nostre ricerche sulla nanotecnogia, dopotutto. Come capimmo presto, interessavano molto il nostro acquirente ed i soldi che ci dette erano più che abbastanza per tacitare le nostre coscienze quando capimmo cosa voleva realmente. Quando sei venuta a patti con la tua coscienza è facile continuare sulla quella strada, facile convincersi che non importasse a cosa erano dirette le nostre ricerche, che la stessa tecnologia poteva essere usata per la medicina e campi altrettanto nobili. Che importanza aveva se stavamo progettando macchine di morte?-

-Quindi lei mi sta dicendo che sapeva che Charles Yuan era il Mandarino e che era  consapevole dello scopo dei… nanofagi… che stava realizzando?-

-Non all’inizio, no… ma quando ho capito… quando ho capito non mi sono tirata indietro. Non l’ho fatto.-

            Maya si porta la testa tra le mani mentre Clay Quartermain tace, un silenzio che pesa come un macigno.

 

 

3.

 

 

            Il viaggio non è stato lungo, ma a Tony è sembrato interminabile. Non sa dire quanto è rimasto sdraiato su quella specie di branda dove i suoi rapitori l’hanno posato, minuti o forse ore? Il tempo non sembra più avere significato nelle sue condizioni. Infine ecco entrare il Mandarino, bardato in una lunga veste verde riccamente decorata.

-Ci ritroviamo finalmente, Stark, proprio come avevo previsto, e tu sei totalmente nelle mie mani.- dice.

-Cosa... mi… hai... fatto?- Tony fa un grande sforzo ad articolare le parole.

-Cosa? Molto semplice: ti è stato iniettato un composto di naniti trattati in modo da attaccare il tuo sistema nervoso e spegnerlo a comando. Un ordine che ho dato con un semplice comando remoto. Una variante del progetto che un uomo di nome Kearson DeWitt usò contro di te un po’ di tempo fa.[2] Ma stai tranquillo. I danni stavolta non saranno permanenti… a meno che io lo voglia.-

-Come?-

            Il Mandarino ridacchia.

-È stato ridicolmente semplice. Il tuo punto debole sono sempre state le donne. Ho scommesso che la mia agente a Hong Kong sarebbe riuscita a iniettarti i naniti. Un compito ridicolmente facile mentre giacevi addormentato nel suo letto.-

            Il Mandarino fa un gesto e dall’ombra ecco uscire una figura femminile rivestita di un’armatura leggera, la parte superiore del volto coperta da lenti a specchio e nella mano destra un guanto crepitante d’energia. Tony conosce quel costume, anche se aveva sperato di non vederlo mai più e conosce la donna che lo indossa.

-Suzi Endo. Non è possibile.-

-Il solito Stark, fin troppo pronto a fidarti di un bel faccino. Miss Endo è una ragazza ambiziosa ed era disposta a tutto per avere il potere pieno del guanto di Cybermancer e intendo a tutto. Non ho fatto molta fatica, devo dire, a convincerla a mettersi dalla mia parte.-

            Tony non replica. Il suo pensiero corre ad un’altra Suzi Endo di un mondo parallelo, corrotta dallo stesso potere. A volte è inutile combattere il destino, sembra. Il Mandarino ha ragione: è caduto nel tranello come un pollo.

-Immagino che ti sarai chiesto quale sia il mio piano.- gli si rivolge il Mandarino.

            Con un certo sforzo Tony risponde:

-In realtà non molto: è abbastanza semplice capire che intendi usarlo per un attacco in grande stile probabilmente contro la Cina Continentale. Il tuo sogno segreto è sempre stato governarla, gli occidentali sono sempre stati il tuo bersaglio secondario.-

            Il Mandarino batte le mani.

-Hai perfettamente ragione, è giusto che tu lo sappia: tra non molto scatenerò un attacco di nanofagi su Pechino. Un attacco di proporzioni mai viste. Quando sarà finito l’intera Città Proibita sarà stata spazzata via e nel caos che seguirà nessuno sarà in grado di opporsi a me.-

-Ucciderai migliaia, forse milioni di persone.-

-Voi occidentali li chiamereste danni collaterali. Certe misure sono necessarie. Coloro che sopravviveranno impareranno a  temere la mia collera.-

-Lo S.H.I.E.L.D. ha Maya Hansen. La costringeranno a parlare, troveranno un modo per neutralizzare i tuoi nanofagi.-

-Anche se accadesse, avverrebbe comunque troppo tardi. Io sono destinato a vincere, Stark, e tu a vivere per vedere la mia vittoria. Ora vorrai scusarmi, ma ho degli affari in sospeso. –

            Su uno schermo panoramico compaiono le fasi della battaglia tra Iron Man ed i gadget di Madama Macabra, fino all’apparente sconfitta del Vendicatore Dorato.

Tony sente la voce trionfante della giovane cinese:

<<Ce l’ho fatta padre, l’ho sconfitto.>>

-Attenta, ragazza.- La ammonisce il Mandarino -Coloro che vestono l’armatura di Iron Man sono sempre difficile da sconfiggere.-

            Saggio avvertimento, pensa Tony, speriamo che Mike sia stato abbastanza furbo.

            Madama Macabra replica:

<<Sciocchezze io…>>

            In quel momento le dita guantate di ferro di Iron man si serrano ai suoi polsi come morse.

<<Dovresti da retta al paparino, ragazza mia.>> dice.<<Non credevo che saresti caduta così facilmente in un trucco così vecchio, ma meglio così.>>

         Mentre vede Mike O’Brien strappare alla donna il marchingegno che le permette di regolare la crescita dei suoi gadget, Tony non può trattenersi dal sorridere, anche se quel semplice gesto gli costa fatica.

-Non… tutto… va… come… previsto… eh…Mandy?- dice al suo nemico.

-Silenzio! È solo un piccolo contrattempo che risolverò immediatamente.- così dicendo il Mandarino si rivolge direttamente all’uomo in armatura:

-Le consiglio di non fare niente Mr. O’Brien o non rivedrà vivo il suo datore di lavoro.-

<<Non dire sciocchezze. Lo ucciderai comunque e lo sappiamo tutti e due.>>

<<Ma come morirà può essere importante e poi… non vuoi una chance di salvarlo?>>

<<Ti ascolto.>> replica un poco convinto Iron Man mentre Tony maledice la sua impotenza.

 

            New York. Nell’attico appartenente a Tony Stark in cima alla Stark Tower Meredith McCall esce dalla doccia e dopo essersi infilata l’accappatoio si asciuga i capelli. Tornata nella sua stanza indugia un po’ a rimirarsi nello specchio. Per la sua età ha ancora un fisico davvero invidiabile ed un po’ di vanità ogni tanto non guasta, pensa con un sorriso, poi passa alla scelta degli abiti. Alla fine opta per una semplice camicetta non particolarmente scollata e dei comodi pantaloni. Non sta andando ad un appuntamento galante, dopotutto, ma la solita cena settimanale con suo figlio. Il che la porta a pensare al padre di quel figlio problematico: Tony Stark. Ha approfittato sin troppo della sua ospitalità. La vecchia villa dei McCall è pronta ad accoglierla, se solo lo volesse, eppure indugia, perché? Forse è la voglia di vedere come andrà a finire tra Tony e l’altra ospite dell’attico, Joanna Nivena, o forse c’è dell’altro che non ha voglia di ammettere neanche con se stessa? Bando ai pensieri cupi,. È ora di uscire.

            Il suo cellulare squilla ed una voce familiare si ode quando lei risponde:

<<La disturbo Meredith?>> è la voce di un uomo anziano.

<<Fujikawa San. Lei non mi disturba mai.-

<<Vorrei che fosse vero.>> replica Kenshiro Fujikawa << Ogni tanto questo povero vecchio prova il desiderio di sentire la sua voce.>>

-Ne sono lusingata... e comunque lei non è vecchio.-

<<Lei è troppo gentile. Come va con il suo figlio ritrovato?>>

-Abbastanza bene, credo. Stiamo imparando a conoscerci e forse a stimarci.-

<<Ciò è bene, Meredith. La famiglia è importante.>>

-Ne sono convinta anch’io.-

            La conversazione prosegue per un po’ su toni cortesi, quasi affettuoso direbbe Meredith. Per qualche curioso motivo Kenshiro Fujikawa ha affetto e fiducia per lei e Meredith spera di saperli meritare.

            Dopo la conversazione raggiunge il garage e la Maserati che Tony le ha messo a disposizione. Prima di entrare nell’auto si blocca. Per un attimo ha avuto la netta percezione di non essere sola, ma adesso è passata. Sale  a bordo, mette in moto e si dirige sicura verso Central Park.

 

            Per Morgan Stark è una buona giornata. Gli ha fatto davvero piacere avere con se suo figlio Arno. Molti bambini si sarebbero annoiati durante il giro della fabbrica, ma lui invece era eccitato, sempre pieno di domande. Si è perfino fermato a parlare con il Direttore del reparto scientifico Robert “Hawk” Hawkins che gli ha mostrato gli ultimi progressi del progetto Steel Warrior nonostante Sunset Bain fosse contraria. Arno era letteralmente affascinato dall’armatura.

-Posso avere un foglio?- ha chiesto ed una volta avutolo ha rapidamente tracciato degli schizzi –Io ci aggiungerei questo e questo.- ha detto poi.

-Incredibile!- è stato il commento di Hawk –Il ragazzo ha talento.-

-Davvero.- è il commento ammirato di Sunset Bain –Ha suggerito delle migliorie davvero funzionali. Morgan, pare che tu abbia in famiglia un genio pari a quello di tuo cugino Tony e considerata l’età che ha, forse persino superiore.-

            Morgan sorride soddisfatto, dopotutto un padre deve poter essere orgoglioso di suo figlio.

 

 

4.

 

 

            È stato un viaggio breve, ma Mike O’Brien ha dovuto mordere il freno e seguire quella bislacca ragazza. Non ha avuto scelta, si dice, per avere una chance di salvare Tony Stark. Se non avesse a che fare col Mandarino certamente sarebbe stupito di vedere una sorta di aeronave a forma di drago, ma ha perfettamente senso considerato l’avversario che ha di fronte.

            Il piccolo velivolo in cui si trovano lui e Madama macabra entra nel “ventre” del drago ed atterra dolcemente. Mike ne esce e segue la ragazza per trovarsi in un ampio salone. Tony giace su una branda apparentemente sano, ma non si muove. Non molto lontano da lui sta in piedi una ragazza asiatica in costume dall’aria familiare; alla destra di un piccolo trono sta in piedi a braccia conserte il guerriero chiamato Temugin, il figlio del Mandarino. Quanto al Mandarino in persona, sta seduto sul predetto trono e rivolge al nuovo arrivato uno sguardo sprezzante.

-Benvenuto tra noi Iron Man.- dice con enfasi sul nome –Mio figlio è impaziente di battersi con te ed io sono pronto a concedergli questa soddisfazione.

<<Sono impaziente anch’io di dargli una lezione, se è per questo.>> ribatte Mike O’Brien <<Ma al momento sono più interessato a spaccare la faccia a te e liberare Tony Stark. Non sono qui per stupide sfide.>>

-Ah… sarei curioso di sapere se potresti battermi. L’ultima volta che ci siamo incontrati ti ho umiliato facilmente, ricordi?-[3]

<<Allora non ero così esperto con questa armatura come lo sono oggi.>>

-Chissà… ad ogni modo non m’interessa. Tu farai come ti dico o sarà Tony Stark a subirne le conseguenze.-

            Il Mandarino stringe il pugno e subito Tony Stark urla agitandosi nel suo giaciglio. È come se mille aghi infuocati colpissero contemporaneamente ogni suo nervo. Non credeva nemmeno possibile che esistesse tanto dolore e nemmeno di avere tanto fiato in corpo.

<<Basta!>> esclama Iron Man <<Qualunque cosa stai facendo, fermala!>>

            Il Mandarino si concede un sorriso soddisfatto, poi apre il pugno ed il dolore di Tony cessa di colpo. L’industriale miliardario sospira. Ora è di nuovo immobile, incapace di un movimento. Il Mandarino non mentiva: può davvero controllare il suo sistema nervoso e lui non può farci nulla.

-Sarà una lotta all’ultimo sangue.- sta dicendo il Mandarino rivolto al figlio ed a Mike –Temugin avrà a disposizione il potere dei miei anelli e tu, Iron Man, i trucchi della tua armatura. Fate quel che dovete fare.-

-Questa volta non ci saranno questioni di onore a frenarmi.- proclama Temugin –Stavolta ridurrò a pezzi la tua armatura e te con essa.-

<<Vuoi dire che ci proverai… ma scoprirai che non sono così facile da uccidere.>> proclama Mike orgogliosamente, sperando che la sua non sia solo una semplice vanteria.

 

            Philip Grant detto il Corvo si prepara a rientrare alla Stark-Fujikawa dopo il pranzo con sua madre. Curioso, sta cominciando ad accettare Meredith McCall come tale. È un tipo decisamente particolare, non lo stereotipo della ricca borghese ed è chiaro che ha qualche segreto nel suo passato, cosa che si potrebbe dire anche di lui, del resto.

            Forse è perché è distratto dai suoi pensieri che non si accorge dell’auto sportiva che sta per piombargli addosso mentre attraversa la strada.  Non se ne accorge, cioè, finché non gli è quasi addosso e sente il suono del clacson. Riesce a stento a balzare di lato ed evitare l’impatto.

            L’auto sbanda e finisce con l’arrestarsi contro un lampione. Philip lancia un paio di coloriti improperi, ma non riesce a trattenersi dal correre verso l’auto scoperta. A bordo c’è una ragazza giovanissima. Philip la scuote.

-Ehi tu… -

-Cosa? Tu chi sei?-

            È disorientata, effetto del colpo? No, è più probabile che sia ubriaca o drogata o entrambe le cose. Bel tipino, però. Indossa un abito che definire ridotto sarebbe un eufemismo. Sta arrivando il poliziotto di quartiere. Dovrebbe lasciarla a vedersela con la polizia, dopotutto per poco non ci rimetteva la pelle per colpa di quella giovane idiota, eppure…

            Se glielo chiedesse qualcuno Philip non saprebbe spiegare perché fa quello che sta facendo: scosta la ragazza e si mette al posto di guida. Per fortuna la Corvette funziona ancora. La mette in moto e parte sentendo a malapena la voce dl poliziotto alle sue spalle. Sicuramente sta prendendo il numero di targa. Tanto peggio, dopotutto non è la sua auto.

 

            Kathy Finch sa che le cose non vanno bene. Sua madre ha cercato in tutti i modi di non farglielo capire, ma lei non è più una bambina: presto avrà 13 anni, ed ha capito che tra i suoi genitori (Sa benissimo che Howard Finch non è il suo padre biologico, ma non può evitare di pensare al lui come suo padre, l’unico che ha conosciuto per più di 11 anni della sua breve vita) c’è crisi. Non sono pochi i suoi compagni di scuola che hanno i genitori divorziati ma non pensava che sarebbe toccato anche a lei vivere quell’esperienza. Anche suo fratello Howie l’avrà capito? Crede di si: ha dieci anni e non è stupido, dev’essere per questo che è così cupo in questi giorni. Kathy si sente in colpa: in fondo le piace vivere nell’attico di Tony e godere dei piccoli privilegi collaterali dell’essere sua figlia. Sta perfino meditando di usare il cognome Stark, ma teme di dare un dispiacere a Howard a cui vuole molto bene, il che la riporta al punto di partenza. Sospira, è dura diventare grandi. Si avvicina a sua madre.-

-Mamma dobbiamo parlare.-

 

 

5.

 

 

            Mike O’Brien nei panni metallici di Iron Man e Temugin, rivestito di quella che sembra un’antica armatura da battaglia cinese si squadrano senza parlare, poi il figlio del Mandarino sguaina una pesante spada e mena un vigoroso fendente al suo avversario. Iron Man lo respinge spedendo sulla lama un colpo doppio di repulsori, che sbilancia il suo avversario e lo fa cadere a terra. A questo punto Temugin convoglia attraverso la spada un raggio di luce nera che avvolge il suo antagonista. Dopo un comprensibile attimo di panico Mike attiva il suo uniraggio pettorale a piena potenza ed un flash luminoso dissipa le tenebre intorno a lui. Tutte le ore passate ad allenarsi con l’armatura hanno dato i loro frutti.

-Sei un avversario di valore.- ammette Temugin –Sarà un piacere doppio sconfiggerti.-

<<Sempre ammesso che tu ci riesca. Non è tanto facile, vero?>>

            Sarebbe fin troppo facile farla finita con un pugno ben piazzato, pensa Mike, se riuscisse a metterlo a segno. Temugin sarà anche un normale essere umano, ma l’armatura di cui è rivestito dovrebbe proteggerlo abbastanza dagli effetti peggiori di un pugno sferrato da un guanto d’acciaio come il suo. Il problema è arrivargli vicino. Il Mandarino non mentiva dicendo che lo ha dotato del potere dei suoi dieci anelli. Nel giro di pochi minuti Mike ha dovuto fronteggiare un raggio concessivo, è stato avvolto dal ghiaccio, la sua armatura è stata portata a temperature elevatissime. Ogni volta è riuscito a rintuzzare l’attacco, ma comincia a stancarsi. Spera sia lo stesso del suo avversario, la cui armatura d’altro canto, sembra antica, ma è riuscita a resistere ad ogni contro assalto.

<<Che ne dici di farla finita, ragazzaccio?>>

-Sono pronto.- è la replica di Temugin, mentre getta la spada e si libera della parte superiore dell’armatura per poi scagliarsi contro Iron man lanciando un acuto grido di battaglia. Il colpo di piedi al plesso solare prende Mike O’Brien relativamente di sorpresa. A rimetterci è soprattutto una parete dell’aeronave drago, che si incrina. L’armatura resiste abbastanza bene. Le riparazioni e le migliorie fatte da Tony hanno funzionato. Stavolta i danni sono minimi. Mike è sempre stupito, però: anche rivestito di metallo il piede di Temugin non avrebbe dovuto fare proprio alcun danno. È evidente che l’addestramento visto nei film di Bruce Lee era uno scherzo in confronto a quello di questo ragazzo. Beh, almeno non ho perso il buonumore, pensa Mike rialzandosi. Temugin ha già spiccato un altro balzo preparandosi a colpirlo con la mano destra, ma è respinto da un campo di forza che lo proietta verso la parete opposta. Iron Man è rapido ad volargli acconto ed afferrarlo.

<<Forse sarò idiota, ma non ci tengo a vederti morire spiaccicato e adesso finiamola.>>

            Un colpo leggero (per gli standard di un uomo con l’armatura di Iron Man) al mento e la lotta è finita.

<<Tutti con la mascella fragile questi invincibili guerrieri del kung fu, pare. Bene. Ho vinto la sfida e adesso?>>

         Lo sguardo del Mandarino non sembra promettere nulla di buono.

 

            Nel suo ufficio di Presidente della REvolution a Clason’s Point, nel Bronx, dall’altro lato di quella stessa baia di Flushing, che nel Queens vede sorgere il complesso industriale della Stark-Fujikawa, James Rupert Rhodes è perplesso. Il messaggio ricevuto da Mike O’Brien è abbastanza chiaro: Tony è prigioniero del Mandarino ed è quasi certo che quel sinistro individuo si sta preparando ad un nuovo attacco più massiccio dei precedenti. Il suo istinto gli grida di infilarsi l’armatura di War Machine e correre a suonarle al Mandarino, ma è abbastanza realista da sapere che non ce la farebbe mai ad arrivare in tempo, eppure qualcosa deve essere fatto. Scorre rapidamente la lista dei numeri d’emergenza e ne compone rapidamente uno.

            Da un’’altra parte del Mondo, nelle Isole Hawaii per la precisione, un cellulare squilla ed un uomo da capelli biondi ed i baffi risponde:

-Qui Carl Walker, dimmi Rhodey.-

-Abbiamo un’emergenza di livello 1 dalle parti di Hong Kong. Te la senti di arrivare da quelle parti?-

-Ho forse scelta? Parto immediatamente.-

 

            Il Mandarino parla con voce ferma e raggelante.

-Ben fatto… Iron Man… hai sconfitto mio figlio,ma questo non significa nulla . Non uscirai comunque vivo da qui.-

-Lascia che ci pensi io.- interviene Cybermancer –So di poterlo sconfiggere e sono impaziente di provare il mio potere.-

-No mia cara, ho altre idee in mente per te.-  il supercriminale preme un pulsante ed un contenitore viene sparato nell’aria –I nanofagi che tanto temi, Stark. Tra meno di dieci minuti lo sciame verrà liberato e si dirigerà verso la Cina divorando qualunque cosa si pari sul suo cammino, pronto a fare di Pechino una città fantasma. Tu Cybermancer sorveglierai l’intera operazione. Sono certo che tenteranno di fermare lo sciame e tu lo impedirai.-

-Puoi starne certo.-

            La potenziata Suzi Endo vola fuori dall’aeronave grazie a jet nei suoi stivali ed il Mandarino si rivolge ai suoi “ospiti:

 -Ora che siamo soli, posso pensare a voi. Quanto a lei, Mr. O’Brien, non mi darebbe alcuna soddisfazione batterla, quindi…- schiocca le dita e Tony Stark si rizza improvvisamente a sedere , poi, con passi incerti, quasi meccanici, cammina verso il Mandarino.

-Che cosa vuoi adesso?- riesce a dire.

-Non mi godrei la vittoria se non potessi anche sconfiggerti materialmente, quindi adesso il tuo lacché ti passerà l’armatura e noi ci batteremo sino alla morte… la tua morte intendo.-

<<Ehi, chi sarebbe il lacché? E poi, bella forza battersi contro uno a cui hai disabilitato il sistema nervoso.>>

-A questo si rimedia facilmente.- un altro schiocco di dita. –Ecco, ora sei libero Stark, i nano robot nel tuo organismo sono disattivati finché io non dirò altrimenti.-

            Tony sente la sensibilità tornargli pienamente. Le gambe formicolano, i muscoli dolgono, ma è lo stesso una bella sensazione, anche se deve appoggiarsi per non cadere.

            Il Mandarino pone un piccolo telecomando in una nicchia.

-Con questo i nano robot sono controllabili. Io sono capace di usarlo anche a distanza come hai visto, ma a te farebbe molto comodo non è vero? Ora togliti l’armatura, servo e dalla al tuo padrone.-

<<Premesso che non sono il servo di nessuno, e se invece ti dessi un pugno sul muso?>>

-Prova solo ad attaccarmi, cane, ed io impartirò l’ordine ai miei nano robot di distruggere l’intero sistema nervoso di Stark. Non avresti modo di impedirmelo.-

<<Ok, ho capito, Il punto è tuo.>>

            L’armatura modulare si separa nei suoi componenti e rimane solo Mike O’Brien in mutande, poi i componenti dell’armatura rapidamente si riassemblano intorno a Tony Stark.

-Ora dagliele sode anche per me, Tony.- gli dice Mike

-Non preoccuparti Mike…- risponde Tony sistemandosi l’elmetto <<… è esattamente quello che intendo fare.>>

 

 

6.

 

 

            Nei cieli sopra il Texas sta, quasi al limite dell’atmosfera un’imponente struttura simile ad una gigantesca portaerei: l’eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. ed è qui che vediamo atterrare la figura in armatura nera ed argento di War Machine. Ad accoglierlo l’agente Clay Quartermain.

-Nick Fury si scusa per non essere qui, ma ha un’altra faccenda da seguire,[4] sono io in carica per questo caso. Direi che è un piacere vederti War Machine, se di te non si dicesse che sei un fuorilegge.-

<<Ed io di te ho sentito dire almeno un paio di volte che eri morto, Quartermain, quindi, invece di dedicarci ai pettegolezzi non pensiamo alle cose serie?>>

-Uhm Ok. Vieni.-

            I due entrano all’interno del velivolo

-Uno sciame di nano robot è stato segnalato sopra Hong Kong in direzione della Cina Continentale.- informa Clay –Stiamo dirigendoci lì più rapidamente possibile, ma non so se faremo in tempo. Gaffer sta lavorando con la Dottoressa Hansen per neutralizzare i nanofagi che la stessa Hansen ha creato.-

<<Lavora con voi? Io la sbatterei in prigione e butterei la chiave.>>

-Senza le sue conoscenze ci metteremmo più tempo, anche se comunque potrebbe non servire.-

<<Non mi dai molte speranze.>>

-Non ne ho. Il tuo amico Henry Pym sta collaborando con noi, ma il tempo lavora contro di noi.-

            Molto poco consolante, pensa War Machine.

 

            La familiare sensazione del potere dell’armatura percorre le vene di Tony Stark. Può occasionalmente delegare quel potere, ma non potrebbe mai rinunciarci del tutto. Che questo significhi che è intossicato quanto un tempo lo era dall’alcool? Una domanda che si è posto spesso e sa che molti dei suoi colleghi supereroi se la sono posta prima di lui, ma ora non ha importanza. Tony si chiede se il Mandarino non abbia voluto allontanare Cybermancer per non condividere con lei il segreto della sua doppia identità, ma neanche questo ha importanza, come non ce l’ha il fatto che di quel segreto sono ora al corrente Temugin e Macabra. Ora deve focalizzarsi sul duello. In palio non c’è soltanto la sua vita ma anche quella di milioni di cinesi, sempre che sia ancora possibile intervenire.

            È il Mandarino a fare la prima mossa spendendogli contro un raggio di forza concessiva. Tony si rimette in piedi mentre combatte con un senso di vertigine.

-Non male, vecchio nemico. Ti sei ripreso in fretta, vedo.-

<<Ci puoi scommettere pazzoide.>>

            Bravo, pensa Tony, non fargli capire quanto ancora sei disorientato, non pensare a quanto ti dolgano braccia e gambe o quanto ti pesi restare concentrato. Sgombra la mente, lascia fare tutto ai servomotori dell’armatura, rilassati ed apri la mente. Ti sei già trovato in una situazione simile in passato e stavolta stai meglio. Di allora. Ora che indossi l’armatura sei schermato dagli impulsi del dannato aggeggio del Mandarino. Non può farri più niente…almeno speri.

            Un colpo di repulsori s’infrange contro una barriera creata dagli anelli, un trucco simmetrico a quello usato prima da Mike. Una situazione di stallo da cui bisogna uscire a tutti i costi.

 

            C’era una volta una donna di nome Gretl Anders, era alcolizzata ed era anche incinta. Partorì in una notte di neve ed a fargli da levatrice improvvisata c’era solo un altro alcolizzato. Il suo nome era Tony Stark e l’esperienza di quella notte fu la molla che lo spinse a tornare sobrio. La donna morì, ma il bambino sopravvisse e Tony mantenne la promessa di prendersene cura. Alla fine decise di adottarlo ed assieme a lui lo adottò una donna che gli era molto cara. Quindi forse questa è una favola a lieto fine. Pepper Potts vuole crederlo, come vuole credere che la responsabilità che si è preso stia servendo a maturare Tony.

Le notizie che ha appreso da Rhodey non sono affatto consolanti: Tony scomparso, probabilmente nelle mani del Mandarino. Deve aver fiducia che tornerà da loro.

            Il piccolo Andy Stark è ignaro di quanto sta accadendo. Oggi è stata una giornata speciale per lui: quando si è svegliato ha trovato un dollaro d’argento sul comodino. La mamma ha detto che era un dono della fatina dei dentini in cambio del dente da latte che aveva perso la sera prima, ma adesso sente che la mamma è preoccupata e non sa bene cosa fare e così l’abbraccia.

 

 

7.

 

 

            Nella tenuta dei Vendicatori, nella penisola di Palos Verdes in California Henry Pym, membro fondatore dei Vendicatori ed attuale leader della sezione Ovest col nome di Calabrone, solleva gli occhi dal microscopio elettronico su cui ha passato una notte intera. Può solo sperare che anni di studi di robotica e miniaturizzazione siano stati ben spesi e gli abbiano consentito di capire cosa fare. Prima di ricevere le informazioni da Maya Hansen poteva solo andare a tentoni, ma se ha ragione, quello che ha appena trovato sarà la soluzione al problema, se arriverà in tempo. Per sua fortuna l’uomo che deve occuparsi materialmente della cosa è un ingegnere elettronico molto in gamba e non solo sa esattamente cosa fare, ma anche come farlo. Alla velocità con cui viaggia a quest’ora deve essere già sopra il Mar della Cina, in vista del bersaglio.

 

            Chiunque nel percorso che separa Hong Kong dalla Cina Continentale alzasse gli occhi al cielo potrebbe vedere una strana e minacciosa nube oscura dirigersi verso l’interno e se stesse bene attento vedrebbe anche una figura umana volare dietro di essa. Se aguzzasse di più gli occhi, poi, potrebbe anche vedere una seconda figura affiancarsi alla prima.

 

            Cybermancer è frustrata. Il Mandarino ha voluto umiliarla, ne è sempre più convinta. Che abbia rivelato a Stark la sua vera identità non le importa più di tanto, tanto sia lui che Iron Man saranno morti presto o comunque non saranno in grado di ostacolarla. Non che la cosa la preoccupi: col potere del guanto e dell’armatura di Cybermancer migliorata dal Mandarino potrebbe affrontare qualunque avversario, ne è sicura.

            Negli occhi di Tony ha letto la delusione: ricordava la vecchia Suzi Endo, quella che aveva rischiato la vita per aiutarlo proprio contro il Mandarino e che quasi aveva perso la vita contro l’altra Cybermancer. Non poteva capire quanto intossicante potesse essere il potere, quanta seduzione potesse esercitare e quando il Mandarino si era presentato in veste di diavolo tentatore lei non aveva saputo dire di no.

            Ora però l’ha relegata a guardiana di quello sciame di nano robot. Un compito stupido. Chi potrebbe mai cercare di ostacolarla?

            Improvvisamente lo sciame si arresta, oscilla, sembra frantumarsi e scompare letteralmente davanti ai suoi occhi. Cosa è successo, chi è stato?

<<Ti consiglio di arrenderti, non mi piace colpire le donne.>>

         Al suono di quella voce filtrata elettronicamente Cybermancer si volta per trovarsi di fronte…

-Iron Man? Non è possibile!-

 

 

8.

 

 

            Nei cieli sopra il Mare della Cina Cybermancer si trova di fronte ad Iron Man.

-Non è possibile.- esclama –Come hai fatto a sfuggire al Mandarino?-

<<Non discutiamone adesso, ragazza.>> ribatte Iron Man <<Sei un’alleata del Mamdarino, ma ti voglio dare un’opportunità di arrenderti.>>

-Tu… tu hai distrutto lo sciame. Come hai fatto?-

<<Questo, se permetti, è un mio piccolo segreto.>>

            Cybermancer non può sapere che quello che si trova di fronte è Carl Walker, uno degli uomini che si alternano a Tony Stark nel ruolo di Iron Man. Se non fosse infuriata e sconcertata noterebbe delle sottili differenze tra l’armatura indossata dall’uomo nell’aeronave drago del Mandarino e quella che indossa quello che ha di fronte, ma non è nella disposizione d’animo per notare simili sottigliezze e di certo non sarebbe felice di sapere che, dietro istruzioni di Henry Pym, Carl ha usato una specifica frequenza individuata dagli sforzi congiunti di Hank, Sidney Levine, detto Gaffer, scienziato capo dello S.H.I.E.L.D. grazie alle rivelazioni di Maya Hansen per disabilitare i nanofagi. Poco importa adesso, perché Cybermancer è ben decisa a scontrarsi con l’uomo in armatura.

-Ti ucciderò!- urla.

Dicevo anch’io certe sciocchezze quando ero un supercriminale? Si chiede Carl Walker scansando un colpo del guanto di energia di Cybermancer.

<<Se vuoi la guerra, ragazza, l’avrai.>>

            Uhm neanche da “buono” ho dialoghi migliori, pare, riflette Carl con autoironia.

-Non chiamarmi ragazza, il mio nome è Cybermancer.-

<<Felice di fare la tua conoscenza, anche se avrei preferito altre circostanze. Vediamo un po’: guanto energetico, stivali jet, armatura leggera. Sei una tosta, eh?>>

-Non sai quanto.-.

            Il guanto di Cybermancer crepita di energia e sferra un colpo al suo avversario.

<<Dovrai fare di meglio. Quest’armatura può resistere a molto peggio.>>

-Davvero?-

            Un altro colpo e l’uomo in armatura di trova sbilanciato e comincia a cadere. Mentre il suolo si avvicina riesce a riprendersi e risale.

<<Non sono facile da battere, sai? Me lo sono vista con Sub Mariner e lui sì che era tosto.>>

            Ed è meglio tacere che sia lui che il vero Iron Man mi hanno sempre battuto, pensa. Ora le cose sono diverse, però ed io non intendo svilire il nome di Iron Man.

            Un colpo di uniraggio stordisce Cybermancer e subito dopo Carl le afferra il polso destro.

<<Bell’aggeggio, questo guanto, ti dispiace se te lo tolgo?>>

            Le strappa il guanto e nel contempo Suzi Endo urla:

-Nooo!!-

            Con uno sforzo la ragazza punta gli stivali e spara un colpo dei suoi jet contro il petto di Iron Man, che viene sbilanciato ancora una volta e lascia cadere il guanto di Cybermancer, che si lancia a recuperarlo senza badare al fatto che i jet, privi ormai di una fonte energetica, si stanno spegnendo, facendola precipitare verso il mare.

            Ancora stordito Carl cerca di raggiungerla, ma la vede scomparire nelle acque assieme al guanto. Si tuffa, ma non riesce a vederla, è scomparsa e lui ha altro a cui pensare.

 

            Nell’aeronave-drago del Mandarino un altro uomo che indossa l’armatura di Iron Man affronta la sfida col suo più mortale nemico. 

<<Quante volte l’abbiamo fatto Mandarino?>> esclama Tony Stark <<Quante volte dovremo continuare a rifarlo prima che tu decida di smettere?>>

-La finiremo solo quando io sarò trionfante sopra il tuo corpo morto.- replica il Mandarino.

<<Mike, ci sei? Sono War machine.>>

-Sono Tony, Rhodey.Che hai da dirmi? Parla pure, questa conversazione è criptata.-

            Senza scomporsi più di tanto Jim Rhodes mette Tony al corrente degli ultimi avvenimenti. Sorridendo Tony mette la conversazione in viva voce.

<<Il tuo piano è andato a rotoli, Mandy, non ci sarà nessuna distruzione di Pechino. I tuoi nanofagi sono neutralizzati per sempre.>>

<<Cantagliele chiare Tony.>> dice War Machine con tono irridente <<Per inciso l’eliveicolo sarà presto sulle tue coordinate egregio Mandarino, ti troveremo e pagherai per i tuoi crimini.>>

-Idiota. Non sarete mai capaci di trovarmi. Questo luogo è invisibile ad ogni tipo di strumento. Mi avete causato una temporanea sconfitta, ma mi riprenderò come sempre.-

<<Non stavolta, non ti lascerò andare.>> ribatte Iron Man.

-Sarai tu ad andartene, vecchio nemico.-

            Il Mandarino apre le braccia, i suoi anelli brillano ed un forte vento scuote il drag, le cui pareti si aprono di colpo. Iron Man e Mike O’Brien precipitano, mentre il Mandarino ed i suoi figli sono avvolti da una sfera che improvvisamente si illumina e pare esplodere.

            Tony non ha il tempo di preoccuparsene: deve pensare a Mike O’Brien che sta precipitando. Riesce ad afferrarlo appena in tempo e poi puntano verso la terraferma, una vicina isoletta.

-Me la sono vista brutta, ma pare che ce la siamo cavata anche questa volta.- dice Mike –Pensi che il Mandarino e famiglia siano…-

<<Morti? Non ci scommetterei un centesimo falso. Sarà andato a leccarsi le ferite da qualche parte e prima o poi tornerà a tormentarci, vedrai. Ora, prima che ci trovi qualcuno sarà il caso di fare un cambio veloce.>>

 

         Tony Stark scruta il volto del medico davanti a lui e  poi chiede:

-Qual è il verdetto dottore?-

-Apparentemente è tutto a posto Tony.- risponde la dottoressa Erica Sondheim.

-Non mi piace quell’apparentemente.- replica Tony.

-Dovrai accontentarti. Il tuo sistema nervoso centrale è intatto,i naniti che ti hanno iniettato non hanno fatto danni permanenti per fortuna, ma quando il Mandarino li ha distrutti tu non ne sei uscito del tutto bene. Ti riprenderai e questa è la buona notizia. Ci vorrà un po’ di tempo e questa è la cattiva.-

-E nel frattempo rimarrò paralizzato?-

-Non necessariamente.- interviene Henry Pym in abiti borghesi e con addosso un camice –Hai già dimenticato la rete neurale che tu stesso hai inventato? Farà da supporto al tuo sistema nervoso finché non sarà completamente ristabilito. Pensi di riuscire a sopportarlo?-

-Ho forse scelta? Immagino di dovermi fidare di te e della migliore neurologa della nazione.-

-Veramente sono un neurochirurgo, ma non importa dopotutto.-.

<<Oh, ci riuscirà benissimo.>> commenta War Machine. <<È un vero duro lui.>>

-Si, prendetemi pure in giro.- ribatte Tony scendendo dal lettino e provando a fare qualche passo, per poi barcollare.

            Mike O’Brien è svelto ad afferrarlo prima che cada.

-Con calma capo, un passo alla volta.-

-Non sei spiritoso O’Brien.- è il commento acido di Tony mentre si riveste con un po’ di fatica. Al terzo tentativo rinuncia ad allacciarsi il bottone del colletto della camicia.

<<Andrà benissimo così.>> gli dice Iron Man, alias Carl Walker <<dopotutto non devi partecipare ad un concorso di eleganza. Ti consiglierei di rilassarti. La California è perfetta per questo in questa stagione. Il che mi ricorda che io ero in vacanza prima che questo iniziasse.>>

-Puoi tornarci C… Iron Man e… grazie.-

<<Dovere di supereroe, capo.>>

            Aiutato da Mike O’Brien Tony esce da uno dei più moderni ospedali di Los Angeles ed istintivamente alza una mano per coprirsi dal riflesso del sole. Per un momento gli era parso di aver visto...

-Ciao Tony.-

-Pepper, sei davvero tu?-

-E chi altri si sarebbe fatta 3000 miglia per venirti a riprendere? E guarda chi ho portato con me.-

-Ciao papà.-

-Andy! Questa sì che è una sorpresa.-

-Ho faticato per impedire a Kathy di seguirmi.-aggiunge Pepper –Per fortuna sua madre l’ha convinta che con la ripresa della scuola non era il caso di assentarsi. A proposito. Tua figlia on è molto entusiasta della Prep School che hai scelto per lei.-

-È una delle migliori dello Stato di New York e ci ho studiato anch’io.- replica Tony –e poi… è stata lei a voler lasciare Chicago per venire a New York.-

-Ah ora comincio a riconoscerti.- dice sorridendo Pepper –Beh adesso ti metterai buono buono sul sedile posteriore con Andy mentre io ti porterò alla tua villa di Malibu. Credo che una settimana di vacanza sia proprio quello che ci meritiamo tutti quanti.-

-Sai Pep… credo proprio che tu abbia ragione.-

 

 

EPILOGO

 

            In un luogo segreto il Mandarino schiuma di rabbia e frustrazione. Ancora una volta il suo nemico ha rovinato i suoi piani. È solo colpa sua: ha sbagliato ad affidarsi ad altri per portare avanti i suoi progetti, ma la prossima volta non si servirà di intermediari. La prossima volta il suo genio trionferà.

            Poco discosti da lui il suo figlio naturale e la sua figlia adottiva osservano… osservano e forse imparano.

 

 

FINE PARTE QUINTA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

            Si conclude così anche quest’ennesima disfida tra Iron Man ed il Mandarino. Questa volta abbiamo avuto ben tre diversi uomini a vestire l’armatura e spero che siate rimasti soddisfatti del loro intervento.

            Abbastanza sorprendentemente stavolta non ho alcun rilievo particolare a parte segnalare che subito dopo quest’episodio Tony Stark e Jim Rhodes saranno coinvolti negli eventi descritti nella miniserie molto appropriatamente intitolata Crossover. Assicuratevi di averla letta e di aver letto l’Annual #3 di questa serie prima di leggere il prossimo episodio in cui continuano le nostre sottotrame, vecchi nemici ritornano e nuove minacce appaiono all’orizzonte. Insomma. Tutto come al solito.

 

 

Carlo



[1] Con tante scuse a Eugene O’Neil

[2] In Iron Man #258/266 (Iron Man, Play Press, #39/46)

[3] Avvenne in Iron Man #99/100 (Uomo Ragno, Corno, #218/219).

[4] Quale? Seguite Capitan America MIT per saperlo.